Per capire che ne sarà di Pisa con il nuovo aeroporto di Firenze, basta volare da Girona (Catalogna), una domenica pomeriggio di marzo.
L’androne del check-in è vuoto e surreale, come certi palazzi di Chernobil, rifiniti di tutto punto e abbandonati con le luci accese. I trentatré banchi sono deserti, tranne uno, là in fondo, dove si allineano sconcertati i passeggeri del prossimo volo.
Nella hall delle partenze, quel vuoto si amplifica. Soffitto e pavimento, tirati a lucido, moltiplicano all’infinito le colonne, lo spazio e la desolazione. Passa un impiegato strascicando i piedi, chissà come passa le giornate.
Un altro impiegato mangia da solo, al ristorante. Dev’essere a fine turno. Dev’essere tutto a fine turno.
Il monitor delle partenze suona a morto: cinque rintocchi, cinque miseri voli, uno è già andato. Poi sarà finita anche questa domenica d’inedia. Eppure è stato un weekend splendido, il primo di primavera, Barcellona era raggiante di sole, invasa da torme di turisti. Non passano più da qui.
Girona fu uno dei principali aeroporti della Catalogna. Faceva cinque milioni e mezzo di passeggeri appena nel 2008, soprattutto grazie alla regina delle compagnie low-cost, Ryanair, che l’aveva scelto come hub principale nel mediterraneo. Le low-cost erano arrivate nel 2003. Il traffico era decuplicato in sei anni (v. figura 1).
Nel 2009 il giocattolo si ruppe. Il 15 giugno, alla presenza di ministri e notabili, fu inaugurato il nuovo terminale T1 dell’aeroporto di Barcellona. Nel giro di un paio d’anni, le compagnie che operavano a Girona, Ryanair in testa, si sono riorientate in massa sulla capitale, che ovviamente è sempre stata la meta principale di chi vola in Catalogna. Di fatto, l’aeroporto di Barcellona ha vampirizzato quello di Girona (v. figura 2), condannandolo a una lunga e penosa agonia.
Girona dista da Barcellona circa un centinaio di chilometri, più o meno quanto Pisa da Firenze.
Gli aeroporti di Girona e Barcellona appartengono alla stessa proprietà, come quelli di Pisa e Firenze.
R.I.P. “Galileo Galilei”. Non fiori, ma opere di bene.