Perché l’università non dice niente?

[Questo articolo è stato pubblicato sul blog “Prato (e Provincia)” il 9 novembre 2014]

Il nuovo master plan del nuovo aeroporto ci mostra con chiarezza la vicinanza della pista con un’area posta a Nord della pista, densamente costruita secondo un piano ben definito. Non si tratta di un’area industriale, ma come sappiamo, del Polo Scientifico dell’Università degli Studi di Firenze.

Polo scientifico masterplan
Il Polo accoglie corsi di laurea tra cui quelli di Fisica, Patologia e Zoologia forestale, Chimica, Scienze farmaceutiche, Fisica Sperimentale. Le strutture contengono evidentemente aule, biblioteche, uffici, laboratori.

Accoglie anche attività di ricerca di altissimo livello tra cui il Laboratorio Europeo di Spettroscopia non lineare, il Laboratorio Alta Pressione, il LAMMA, il Centro Risonanze Magnetiche. Tutti luoghi dotati di macchinari costosi e sensibili.

Dunque nel Polo Scientifico ogni giorno giungono centinaia di studenti per seguire le lezioni e  studiare in bibllioteca, di impiegati e tecnici necessari al funzionamento di uffici e impianti, di ricercatori impegnati in sperimentazioni complesse.

Ora il masterplan mostra con chiarezza la vicinanza alla pista degli edifici dell’Università. Si tratta, per quelli più vicini, di circa 250 metri dalla pista e di 50 metri dalla recinzione aeroportuale.

Non mi sembra di dover argomentare circa i disagi che l’aeroporto comporterà al Polo scientifico. Inutile mi sembra spiegare come il rumore così vicino di un aereo in atterraggio o in decollo, ogni 10 minuti, possa compromettere le attività che si svolgono in un’aula, in una biblioteca o in un laboratorio scientifico. Basterebbe considerare che in nessuna parte del modo si è pensato di costruire un campus universitario a 50 metri da un aeroporto o viceversa.

Succederà che, dopo interminabili proteste, verranno realizzate barriere antirumore di dubbia efficacia; poi l’università investirà molti soldi nella sostituzione degli infissi con altri dotati di vetri isolanti, ovvero  nel rivestimento di tutti gli edifici con intonaci fonoassorbenti; infine dopo anni di grandi disagi, gli edifici più esposti verranno abbandonati o cambieranno destinazione diventando magazzini. In definitiva l’aeroporto risulterà incompatibile con l’Università e determinerà il mancato sviluppo e la fine del Polo Scientifico: la moneta cattiva scaccerà la buona. L’investimento privato svaluterà e danneggerà l’ingentissimo investimento pubblico che, tra grandi difficoltà, ha reso possibile la nascita del Polo che oggi è una realtà di eccellenza messa a rischio dall’aeroporto.

polo

In tutto questo l’Università tace.

Avrebbe invece molto da dire, visto che i suoi investimenti e il suo patrimonio sono messi a rischio, così come la sistemazione complessiva delle varie sedi. L’idea di decentrare alcune facoltà fuori dal centro storico ha infatti una storia molto lunga e travagliata: il primo progetto per il Polo di Sesto Fiorentino risale al 1971 (architetti Purini, Gregotti, Battisti e altri).  Dagli anni ’70 sono trascorsi decenni di progetti e infinite difficoltà per riuscire a realizzare, almeno in parte, il Polo Universitario.In quegli anni si parlava anche di aeroporto, ma la collettività attraverso la democrazia rappresentativa, scelse evidentemente l’Università, con decisioni che oggi si cerca di ribaltare con la forza.

Vediamo infine il confronto tra la rappresentazione del Polo Scientifico fatto dal masterplan e la realtà!

Polo scientifico masterplan

Il masterplan ci mostra il Polo Scientifico completato con tutti gli edifici finiti e funzionanti. All’interno di essi possiamo immaginarci anche i futuri matematici, informatici, ingegneri, geologi, biologi. Ci sarebbe spazio per altri laboratori e centri di ricerca internazionali e forse il polo potrebbe accogliere anche delle scuole superiori tecnico-scientifiche.

Peccato che i lotti inedificati non potranno essere utilizzati.

L’università è proprietaria di decine di ettari di terreno a disposizione per la sua espansione futura, ma non potrà utilizzarli. Si troveranno, dopo la realizzazione dell’aeroporto, nell’area di tutela C e D dove non sarà consentito dal “Regolamento per la costruzione e l’esercizio degli aeroporti” la realizzazione di “interventi puntuali ad elevato affollamento” come è indubitabilmente un’aula universitaria.

Il masterplan racconta una favola mostrandoci il campus in un futuro che non avverrà.

Parli dunque il Magnifico Rettore, perché l’aeroporto è proprio la morte del Polo Scientifico dell’Università degli Studi di Firenze.

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